Indro Montanelli: ricordo nel nono anniversario della morte. Dalla Raccolta Ritratti in miniatura “Dialogo con un venditore di libri, ricordo di Indro Montanelli” Achille Colombo Clerici
Ho sempre avuto un grande rispetto per quell’uomo: minuto nel corpo, vivace nei moti, acuto nei tratti della mente.
Da quarantadue anni allo stesso angolo della città.
Con la sua bancarella di libri antichi, nel mezzo di via Mercanti, in sito del Gallo.
Con la piazza del Duomo sempre sott’occhio, ed il Cordusio all’opposto.
Attento osservatore di ciò che è passato tutt’intorno in tanti anni di vita cittadina.
Conoscitore di persone e cose, riferimento di quasi tutti i maggiori bibliofili della città.
Milanese appassionato, come lo riescono ad essere quegli immigrati che si sforzano in tutti i modi di parlare la lingua dialettale di questi luoghi, senza alla fine riuscire ad abbandonare l’inflessione d’origine.
“Adesso lascio – mi dice – un po’ perché la famiglia mi vuole a casa e un po’ perché vendere libri antichi e di pregio sulla strada è diventato sempre più difficile, con la concorrenza di internet.
Un tempo sì che…”
E qui il ricordo di tanti libri pregiati che si incrocia con il ricordo di tante persone, di tanti clienti.
Passo sempre da quell’angolo di Milano quando voglio fare due passi: è d’obbligo perché, venendo dall’Ambrosiana, attraverso la Galleria, visito San Fedele, mi spingo verso Montenapoleone ed arrivo all’Archivio di Stato in Senato.
“Sa – mi disse in una occasione – di qui passava tutti i giorni anche Montanelli quando andava al giornale.”
Alludeva al Corriere della Sera perché Indro abitava dalle parti del Bollo e per andare in Solferino doveva per forza transitare di lì.
Io ho sempre una irresistibile attrazione per i libri: di ogni specie purché bei libri.
Ed in tanti anni non c’è mai giorno che non mi sia soffermato a guardare cosa ci fosse esposto in quella bancarella, un po’ per curiosità ed un po’ forse per vezzo.
E istintivamente non ho saputo resistere alla tentazione di chiedergli se Montanelli passando di lì si fermasse o meno a curiosare anche lui fra i libri.
Mai, fu la risposta. Mai una volta in tanti anni che si sia fermato a vedere un libro.
Dapprima sorpreso; poi, riflettendo, dissi: “perché, vede, Montanelli cercava l’uomo”.
“Ma come – fu la reazione istintiva – io non andavo bene?”
– Ma no. Non in quel senso.
Montanelli cercava la conoscenza, cercava la verità attraverso l’uomo e le sue vicende; non attraverso i libri.
Come c’è chi viaggia, con il pensiero, leggendo ed immaginando tutto e chi viaggia spostandosi fisicamente.
Una attitudine, quella di cercare l’uomo, che probabilmente Indro aveva acquisita con la lunga pratica di cronista. Per questo i libri non gli interessavano.
Vidi un lampo di soddisfazione balenargli negli occhi. Forse ci aveva pensato tanto e non sapeva capacitarsi che il grande giornalista non avesse mai degnato d’uno sguardo i suoi libri.
Indro era tutto slanci. Tipico di chi è attento all’uomo.
Quando lo invitai, lui ormai avanti negli anni, a far parte del gruppo dei promotori di “Amici di Milano” rispose senza esitazione: “Se posso esser utile in qualcosa, ritenetemi a disposizione.”
Amava tremendamente Milano e la sua gente, talvolta senza darlo a vedere.
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