Società Umanitaria – Convegno Istituto Uomo e Ambiente: “Star bene a Milano” – Sintesi

Convegno dell’Istituto Uomo e Ambiente all’Umanitaria di Milano

LA CITTA’ E’ PIU’ “CATTIVA”  PERCHE’ SI STA PERDENDO LA SPERANZA,MA RESTA IL LUOGO DELLA INNOVAZIONE, DELLA CULTURA, DEL SOCIALE

Benito Sicchiero

Con l’aria che tira è difficile sentire “amica” la città: che è il luogo dell’innovazione, della cultura, dello sviluppo, ma anche il luogo dove più forti si scaricano le tensioni della crisi.  Ciò rende i cittadini più “cattivi”: tra di loro e nei confronti delle  istituzioni. Cosa tanto più grave per una pubblica amministrazione, come quella di Milano, costruita sulla speranza; speranza che si sta dissolvendo, soprattutto perché non si vede la fine del tunnel.

E’ la conclusione amara cui è giunto l’ultimo appuntamento 2012 del ciclo “Star bene a Milano”  organizzato dall’Istituto Uomo e Ambiente, creatura dell’architetto Maurizio Spada e di un gruppo di amici che tra molte difficoltà porta avanti, da anni, il discorso sul rapporto tra la città e i suoi abitanti.

Al convegno, che si è svolto all’Umanitaria di Milano, Basilio Rizzo, presidente del Consiglio comunale; Rolando Mastrodonato, presidente di Vivi e progetta un’altra Milano; Alessandra Kustermann, dirigente medico al Policlinico e candidata alle primarie per la Regione Lombardia; Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia e dell’Istituto Europa Asia; Luca Beltrami Gadola, editorialista, consigliere dell’Aler ed esperto di gestione metropolitana; Marco Ponti, regista e sceneggiatore.

Esponenti della Milano più sensibile impegnati a individuare parametri che costituiscono i riferimenti per la sensazione di benessere quali casa, verde, traffico, bellezza e cultura, sostenibilità, inquinamento  rapporto potere-cittadini.

Nel Medioevo si diceva che la città rendeva liberi perché affrancava dalla servitù della gleba: e oggi si può sostenere che vivere in una città globale costituisca un vantaggio? Tutto sommato, sì.

La nostra città è il terminale gerarchico di un sistema culturale, sociale, economico destinato a competere non più nell’ambito del Paese di collocazione, ma con l’intero mondo: una rara opportunità viene offerta a Milano con Expo 2015 (oggetto comunque di molte e ragionate critiche). Ma i decisori pubblici sono in grado di accoglierla?

Sembra che nelle pubbliche amministrazioni si annidi un virus: dell’opacità, della difesa della casta burocratica, una barriera per i cittadini, non solo, ma anche per gli stessi amministratori eletti che spesso dentro il Palazzo si trovano di fronte a muri di gomma.

Chi è a conoscenza, ad esempio, di quanto costa mediamente un lavoratore Atm?  50.000 euro l’anno.

E’  la stessa Atm costa alla cittadinanza 1 milione al giorno.

Per contro sale dai cittadini la voglia di partecipazione diretta, come dimostrano i successi di referendum e primarie.

Si impone un cambiamento di cultura: soprattutto perché i ceti meno abbienti soffrono sempre di più, la capacità di resistenza è al limite.

In 10 anni i poveri a Milano si sono quadruplicati; l’housing sociale affidato ai privati non è in grado di rispondere ad una delle esigenze primarie dei milanesi, il bisogno di casa a costi sostenibili.

E allora – ecco una delle più interessanti proposte venute dal convegno – capovolgiamo i termini della questione: invece di lasciare ai costruttori privati che usufruiscono di incentivi pubblici la possibilità di decidere qualità e prezzi della quota  sociale dell’edificio, consentire al pubblico di costruire lasciando una quota parte di alloggi a prezzi di mercato.

In un panorama sostanzialmente grigio che apre ampi spazi all’empatia, al relazionarsi con il sorriso, in ospedale e fuori, ci sono buone notizie: in 40 anni la qualità dell’aria è notevolmente migliorata, il  micidiale particolato (ricordiamo la neve nera, l’impenetrabile smog?) è sceso del 90%.

foto presidente 57

 

 

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