Riforma Catasto – Intervista al Presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici – Cambio di criteri generali in modo repentino – Rischio di processo incontrollabile ed ingovernabile, nonché di colpo di grazia al settore

RIFORMA CATASTO

Intervista al Presidente Achille Colombo Clerici

Sintesi:

Rischiosità di una riforma catastale che, modificando radicalmente e repentinamente i criteri di determinazione dei valori catastali imponibili, inneschi a livello nazionale un incontrollabile ed ingovernabile processo di lievitazione dell’imposizione tributaria sugli immobili, tale da dare il colpo di grazia al settore.

Infatti la invarianza prevista dal progetto di legge  delega fiscale non è invarianza del prelievo a carico del contribuente, ma semplice invarianza di gettito.

Non sembra peraltro che la legge delega in itinere stabilisca il principio dell’invarianza del gettito a livello comunale poiché manca una norma immediatamente precettiva nei confronti dei comuni in ipotesi di violazione di tale principio.

Sicché occorrerebbe quanto meno prevedere, per la verifica con monitoraggio a livello comunale, una norma cogente nei confronti dei comuni.

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D. Presidente, perché Lei è così critico nei confronti della riforma del catasto?

R. L’Europa continua ad insistere perché l’Italia vari una volta per tutte la riforma catastale: passando da un catasto reddituale ad un catasto patrimoniale, i cui valori non sian più parametrati alla redditività dell’immobile, ma al suo prezzo di mercato.

Ma c’è innanzitutto un errore di fondo da evidenziare: in Europa tutte le rilevazioni statistiche non prendono in esame il grado di incidenza della imposizione fiscale sulle diverse categorie di immobili, ma si limitano a registrare il rapporto tra il gettito complessivo del settore ed il Pil.

Da qui nasce l’equivoco sulla pressione fiscale: non si ragiona mai su quanto e come le varie categorie di contribuenti concorrono a formare quel gettito: con la conseguenza che siccome il mercato immobiliare e tutta l’economia del settore sono determinati dall’andamento della fiscalità riguardante gli immobili a reddito, l’altissimo livello della pressione fiscale sugli stessi ha determinato il crollo del mercato e di tutta l’industria settoriale.

Quanto alle prime case, se hanno risparmiato qualcosa di Imu, sono state coinvolte nel crollo dei prezzi di mercato ed hanno subito un danno rilevantissimo.

Il discorso, della riforma catastale e della conseguente rivalutazione di tutte le basi imponibili delle diverse imposte immobiliari, nacque quando si continuava a dire che in Italia si pagavan poche tasse sugli immobili.

Poi arrivò la stretta fiscale della fine del 2011, che raddoppiò la patrimoniale Imu ed inasprì tutte le imposte immobiliari, portando l’Italia al vertice europeo della tassazione degli immobili a reddito.

Ed oggi si continua imperterriti a portare avanti una riforma catastale che raddoppierà o triplicherà ulteriormente  i valori imponibili, senza rendersi pienamente conto di dove si andrà a finire.

D. Ma scusi, avvocato, lei stesso riconosce che gli attuali valori catastali imponibili son più bassi di quelli di mercato, e allora?

R. Vede, bisogna uscire dall’equivoco di fondo che ha condizionato tutto il ragionamento sulla questione catastale.

Il fatto che le basi imponibili son più basse non significa che il gettito delle imposte sia inferiore a quanto il fisco si attende.

Il legislatore sa, come ha sempre saputo, di intervenire su basi imponibili basse e conseguentemente, come d’altronde ha fatto finora, modula le aliquote in modo tale da ottenere il gettito voluto; cioè le tiene più elevate.

C’è semmai da dire cha nel sistema catastale attuale possono presentarsi situazioni di squilibrio di valori, a seconda delle epoche dell’ accatastamento, delle revisioni intervenute, del diverso funzionamento degli uffici erariali e dei comuni.

Ma per ovviare a queste sperequazioni non c’è bisogno di cambiare i criteri di determinazione dei valori imponibili.

Basta fare le revisioni generali con il metodo con cui son state già fatte e si stanno facendo quelle per microzone.

Sovvertendo il sistema si rischia di mandare all’aria tutta l’economia del settore immobiliare.

Così, con buona pace di coloro che non hanno capito o non han voluto capire, l’Italia verrà fatta fuori una volta per tutte.

D. In che senso?

R. Perché, tra il momento in cui, in mezzo a monitoraggi e relazioni semestrali o annuali, ci si renderà conto di cosa sta succedendo ed il momento in cui Governo e Parlamento potranno forse introdurre adeguati “correttivi”,  trascorrerà un tempo tale da far sì che la situazione possa precipitare.

E questa prospettiva ha un effetto deflagrante nel minare la credibilità del sistema economico italiano, non solo per quanto riguarda il settore immobiliare: altro che ricreare la fiducia negli investitori del risparmio.

D. Ma i correttivi previsti, a suo giudizio,  sono almeno efficaci.

R. Il testo della Legge Delega, a questo proposito, è estremamente generico e lacunoso.

E poi non si capisce se questi “correttivi” dovranno raddrizzare la situazione nazionale o le differenti situazioni locali.

Ma vorrei procedere con ordine.

Si parla tanto di invarianza: e mi sembra proprio che si tratti di cosa incerta nei suoi contorni e comunque, se non si introdurrà una norma cogente a livello comunale, l’invarianza così com’è lascia il tempo che trova.

Intanto va detto che la prevista invarianza del gettito non significa invarianza del prelievo a carico del contribuente: il gettito potrebbe anche non cambiare ed il carico fiscale sul singolo contribuente raddoppiare.
E’ la solita questione della media del pollo trilussiano: chi ne mangia uno e chi nessuno.

La legge si propone di “garantire l’invarianza del gettito delle singole imposte il cui presupposto e la cui base imponibile sono influenzati dalle stime di valori patrimoniali e rendite”, prevedendo “la modifica delle relative aliquote impositive, delle eventuali deduzioni, detrazioni o franchigie” (in particolare l’Imu, dice la delega). Successivamente , poi, questa garanzia è rafforzata da un “meccanismo di monitoraggio, attraverso una relazione del Governo da trasmettere alle Camere entro sei mesi dall’attribuzione dei nuovi valori catastali, nonché attraverso successive relazioni, in merito agli effetti, articolati a livello comunale, del processo di revisione di cui al presente articolo, al fine di verificare l`invarianza del gettito e la necessaria gradualità, anche mediante successivi interventi correttivi”.

Non c’è nella legge alcuna previsione di norma immediatamente precettiva nei confronti dei comuni in ipotesi di violazione del principio.

La formula scelta, dunque, nonostante l’evidente buona volontà del legislatore, non sembra possa tener conto della complessità del meccanismo impositivo immobiliare.

Ma poi quand’anche si andasse a verificare l’invarianza a livello comunale ci si imbatterebbe in una serie di difficoltà ed ostacoli che non permetterebbero di visualizzare l’esatta realtà.

Innanzitutto per la verifica, con monitoraggio a livello comunale, occorrerebbe partire da una piattaforma di uniformità di valori  e non da una situazione di squilibrio, da comune a comune, qual e’ l’attuale.

Perché è chiaro che, se in una realtà comunale si parte da valori sperequati al ribasso, in quanto ad esempio il sistema catastale è stato meno attivo, ci sarà un “terreno” da recuperare per cominciare a pareggiare la situazione con gli altri comuni “a regime”.

In tutti questi casi il gettito ed i prelievi dovran lievitare e basta: altro che invarianza.

E questo già complica di molto l’osservazione generale del processo di applicazione della riforma.

Ma anche per la verifica dell’invarianza nei comuni più virtuosi ci sono variabili che complicheranno le valutazioni sugli  incrementi di gettito: si tratta della massa della base impositiva che lieviterà in conseguenza dei processi continuamente in atto di incremento e di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente.

D. E allora?

R. Allora calma. Se l’Europa ed i politici italiani che parlano per bocca dell’Europa vogliono un maggior gettito dagli immobili, lo potranno ottenere lo stesso, come già si sta facendo ora.

A tal fine, non c’è bisogno di precipitarci in una avventura della quale oggi non siamo in grado di immaginare nemmeno la portata.

Cominciamo a far funzionare bene il catasto con le regole che ci sono, in tutto il territorio e non solo in alcune microzone, e vedremo i risultati.

Ed i “correttivi”, se necessari, saranno più facili da introdursi.

In questo campo fare salti nel buio è una vera follia.

C’è il rischio che, modificando radicalmente e repentinamente i criteri di determinazione dei valori catastali imponibili, si possa innescare a livello nazionale un incontrollabile e ingovernabile processo di lievitazione dell’imposizione tributaria sugli immobili, tale da dare il colpo di grazia al settore.

foto presidente 101

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