Achille Colombo Clerici
Presidente Assoedilizia
E’ stato siglato in settimana, dopo 16 anni dal precedente accordo che datava 1999 e che aveva avuto uno scarso successo per l’antieconomicità dei contenuti, l’accordo sindacale per il rilancio del contratto di locazione agevolato a canoni concordati, intervenuto tra le associazioni maggiormente rappresentative dei proprietari di casa e dei sindacati inquilini.
Questo strumento normativo potrà permettere di stipulare contratti di locazione abitativa ad un canone inferiore di circa il 30 per cento rispetto al corso del mercato.
Il meccanismo compensativo del sacrificio economico sopportato dai proprietari, a seguito della riduzione dei canoni, sta in un alleggerimento del carico fiscale: realizzato attraverso la riduzione in egual misura della base imponibile ai fini delle imposte sui redditi.
In alternativa il proprietario può optare per la tassazione separata del reddito locativo, attraverso l’imposta sostitutiva denominata cedolare secca, con l’aliquota del 10%.
E’ previsto altresì un alleggerimento dell’Imu mediante l’applicazione di una aliquota ridotta dallo 0,96 allo 0,65 e della Tasi con l’aliquota dello 0,80.
E’ introdotta anche una riduzione dell’imposta di registro.
In ogni caso, così concepito, tale meccanismo attualmente non risulta coprire in modo integrale il sacrificio economico conseguente alla riduzione del canone.
Dai calcoli effettuati da Assoedilizia risulta la permanenza di un differenziale negativo che oscilla attorno al 13-15% del canone locativo.
Ma le trattative sindacali non hanno permesso ulteriori margini di incremento dei livelli dei canoni. Possiamo dire però che, soprattutto in questo momento di crisi del mercato edilizio e di abbondanza di offerta di alloggi, conseguente in parte anche alla nuova produzione edilizia, l’ampliamento della platea dei possibili locatari interessati a canoni più contenuti può rappresentare un fattore interessante per i proprietari locatori ai fini della collocazione di una quota di sfitto.
Ma, in una prospettiva di miglioramento dell’economia generale e settoriale – come ci auguriamo avvenga – non possiamo immaginare quale potrà essere in futuro la sorte di questo schema economico destinato, come si è visto dall’esperienza storica, a durare nel tempo. Per la completezza del quadro, va aggiunto che per gli inquilini a basso reddito sono stabilite detrazioni fiscali in sede di dichiarazione dei redditi.
Sul piano dell’azione pubblica, in tema di risposta al fabbisogno abitativo, il nuovo accordo dovrebbe rendere maggiormente operativo tutto il sistema di provvidenze e di misure previste dalla legge in materia di fondo sostegno affitti, fondo morosità incolpevoli, detrazioni del 20% per l’ acquisto di abitazioni da destinare alla locazione. In questo sta anche l’importante valenza sociale di questo strumento.
Riteniamo dunque si tratti di un notevole passo, compiuto assieme ai sindacati inquilini nell’ambito della legislazione vigente, per andare incontro alle esigenze abitative dei ceti intermedi, con vantaggi per tutte le parti.
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