Canone concordato. Lettera Assoedilizia (Ufficio Relazioni esterne e stampa) di precisazione a “La Repubblica”

A s s o e d i l i z i a
Associazione della Proprietà Edilizia
Milano

 

Martedì 12 luglio scorso la cronaca del quotidiano “La Repubblica” ha pubblicato un articolo dal titolo “Assoedilizia e sindacati è scontro sul canone concordato”.

Ritenendo che il suo contenuto non fosse rispondente al pensiero di Assoedilizia, abbiamo inviato, in pari data, alla giornalista, con la quale sono intervenuti rapporti per la redazione dell’articolo, la seguente lettera-precisazione.

Con riferimento all’articolo “Assoedilizia e sindacati è scontro sul canone concordato” pubblicato oggi, constatiamo che è stata confusa la parte dedicata dal nostro comunicato stampa alla cronaca del workshop organizzato da Regione Lombardia dal titolo “Azioni e strumenti per lo sviluppo dei servizi abitativi” con quella illustrante la posizione, da tempo nota, di Assoedilizia rappresentata dal suo Presidente Achille Colombo Clerici.

Cosicché alcune critiche e considerazioni emerse nel corso dello stesso workshop sono state attribuite all’associazione dei proprietari immobiliari.

Crediamo sia opportuno riportare nuovamente il parere del Presidente così come pubblicato nel nostro comunicato stampa diffuso a conclusione del workshop organizzato dalla Regione Lombardia:

“Secondo Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, che rappresenta la proprietà immobiliare privata, al di là delle buone intenzioni e di iniziative sia pure lodevoli ma di nicchia, non si adottano, a livello legislativo nazionale, le misure necessarie a produrre l’effetto di una vera incentivazione dell’investimento privato in locazione, come risposta di sistema al fabbisogno abitativo della Lombardia e del Paese. La locazione che andrebbe incentivata è quella del contratto libero.
La politica governativa, viceversa, è tutta protesa ad incentivare il contratto c.d. agevolato.

Questa formula contrattuale, a canoni concordati, è senz’altro una formula virtuosa sul piano sociale, ma non lo è altrettanto sul piano economico. Ipotizzare investimenti ex novo che si basino sul presupposto di tener più basso l’affitto, compensando con alleggerimenti fiscali, significa immaginare un “investimento all’insegna del risparmio”, tanto nella qualità della costruzione, quanto nella qualità dell’inquilinato. Il che, quand’anche stesse in piedi sul piano della remuneratività (e a Milano sembra non sia neppure così), non rappresenterebbe di certo la condizione ottimale per conseguire la seconda fra quelle che indichiamo come finalità che motivano l’investimento a reddito (dopo la redditività diretta): cioè la rivalutazione patrimoniale del bene.

Insomma, nella logica economica è preferibile investire in un immobile buono e con un inquilino di prim’ordine, piuttosto che in un immobile meno buono e con un inquilino di second’ordine, a parità di ricavo reddituale al netto delle imposte.

E dunque una politica abitativa del settore privato che si fondi sul principio di dover risparmiare sui costi e sulle tasse per abbassare i canoni di locazione non può essere strutturale, al fine di incentivare la creazione di nuovi investimenti, o il mantenimento nel tempo di quelli esistenti, ma piuttosto può essere residuale al fine di risolvere – e non sempre – preesistenti situazioni di emergenza, nell’offerta e nella domanda.

E la conseguente politica dei differenziali fiscali, per indurre i proprietari a locare a canoni concordati, praticata da qualche anno nel nostro Paese, mostra, all’atto pratico, tutti i suoi limiti sul piano del risultato.”

Anche se sintetizzate al massimo per ragioni di spazio, tali considerazioni sono ben lontane da quanto risulta dall’articolo.
La ringrazio per la pubblicazione di questa necessaria precisazione. Con distinti saluti.

Ufficio Relazioni esterne e stampa Assoedilizia – giorn. Benito Sicchiero

foto presidente 155

 

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