Archivio per febbraio 2017

Legge Regione Lombardia sui seminterrati, Approvata dal Consiglio Regionale – Dichiarazione del presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici

febbraio 28, 2017

   A s s o e d i l i z i a

 

In data odierna è stata approvata dal Consiglio Regionale Lombardo la legge sull’utilizzo dei seminterrati.

Dichiarazione del presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici a commento:

“Si tratta di una legge di grande saggezza amministrativa che va nella direzione di rendere utilmente funzionali strutture edilizie già regolarmente esistenti, ma sottoutilizzate.

In questo modo la legge ovvia ad un nonsenso.
Si tratta infatti di intervenire per realizzare abitazioni o locali ad uso diverso dove già esistono spazi legittimamente costruiti: si amplia l’offerta di funzioni e non si consuma nuovo suolo.
Calcoliamo che, nel tempo, potranno prevedersi circa 40 mila interventi ai sensi di questa legge.”

Foto: Achille Colombo Clerici con il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni
Ambrosetti 2014 con il Governatore Lombardia Roberto Maroni

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ASSOEDILIZIA e Aspesi – Revisione del PGT di Milano – Delibera della Giunta Comunale di Milano in data 29 dicembre 2016

febbraio 27, 2017

A s s o e d i l i z i a

COMUNICATO STAMPA

TAVOLO DI ISTITUZIONI PER LA REVISIONE DEL PGT

 

Colombo Clerici (Assoedilizia): “Nuovo momento pianificatorio che dia respiro mondiale a Milano”
Anzani (Aspesi): “PGT grande occasione di sviluppo per la città”

 

*    *    *

L’avvio del procedimento di revisione del Piano di Governo del Territorio (PGT) di Milano, massimo strumento urbanistico per lo sviluppo della città, (che si attuerà attraverso la redazione di un nuovo Documento di Piano e l’approvazione di Varianti al Piano dei Servizi ed al Piano delle Regole) ha indotto Assoedilizia e Aspesi a riunire presso Assoedilizia un Tavolo di  lavoro per una prima valutazione, al fine di offrire alla Giunta comunale – nello specifico all’Assessore all’urbanistica Pierfrancesco Maran – contributi in termini di osservazioni, se del caso anche in chiave critica, di suggerimenti e di proposte.

Erano presenti: avv. Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia; avv. Federico Filippo Oriana, presidente di Aspesi; arch. Antonio Anzani, vicepresidente di Aspesi e presidente della Commissione urbanistica dell’associazione; prof. arch. Alberico Barbiano di Belgiojoso, presidente dell’Associazione Architetti per Milano; avv. Giovanna Branca, di Cobaty; avv. Marco Luigi di Tolle invitato Assoedilizia; avv. Bruna Gabardi Vanoli, Direttivo Assoedilizia; ing. Lorenzo Greppi, Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano; arch. Marco Matteini, consigliere di Fiabci Italia; arch. Pierluigi Roccatagliata invitato Assoedilizia; avv. Luca Stendardi, Direttivo di Assoedilizia.

Achille Colombo Clerici, dopo aver rilevato che “manca una legge quadro nazionale sul regime dei suoli che consenta di superare la dicotomia esistente in Italia tra piani urbanistici conformativi e piani non conformativi” ha aggiunto: “Il documento di indirizzi approvato dalla Giunta di Milano, che apre il processo di revisione del Pgt, contiene una serie di proposizioni che, nel loro complesso, si dimostrano assai aderenti alle esigenze di riforma manifestatesi nel corso del quinquennio di vigenza del Piano.
Si tratta ora di coniugarle al meglio, nel contesto della realtà cittadina, metropolitana e regionale, con gli sviluppi di dinamiche in rapidissima evoluzione, quali sono quelle che caratterizzano la vita della nostra città. Da parte nostra siamo disponibili, in spirito collaborativo, nell’interesse generale anche del Paese, ad offrire alla Pubblica Amministrazione un pieno supporto, per affrontare un nuovo momento pianificatorio che dia respiro mondiale a Milano.
Poichè il Pgt ha optato per l’adozione del criterio della perequazione e della traslazione dei diritti edificatori, credo che questa possa essere l’occasione per dare vita alla “stanza di compensazione dei diritti edificatori” sotto il controllo pubblico che sola può assicurare a tutti i cittadini l’equidistanza dalla pubblica amministrazione.”

Secondo Antonio Anzani “La città di Milano sta vivendo una trasformazione urbanistica epocale grazie ai grandi progetti già realizzati sul territorio ed a quelli che prenderanno vita nel prossimo futuro. Dopo la riqualificazione di Porta Nuova e la nascita di Citylife toccherà al Portello, alle aree degli ex scali ferroviari, a quelle in zona Città Studi dopo lo spostamento delle strutture sanitarie che confluiranno nella nuova Città della Salute. Per non parlare delle aree ex Expo, del progetto Human Technopole, una grande opportunità alle porte della città. Importanti interventi da affrontare anche in termini di infrastrutture, di servizi, di trasporti e viabilità. Il nuovo PGT necessita quindi di una visione di ampio respiro, che rivolga l’attenzione verso la metropoli milanese futura e le sue necessità urbanistiche, aperta al più ampio concetto di area metropolitana della quale il Comune di Milano costituisce il centro e alla innovazione socio-economico-culturale”.
“L’importanza del progetto urbanistico di Milano – ha proseguito Anzani – è confermata dalla presenza a questo tavolo di molte delle Organizzazioni più rappresentative del settore territorio, legate ad Aspesi e ad Assoedilizia, con le quali ci confronteremo per dare il nostro contributo alla città e a questa grande occasione di sviluppo”.

Milano, 27 febbraio 2017

Foto d’archivio:
Achille Colombo Clerici con l’ Assessore Pierfrancesco Maran ed il Sindaco Giuseppe Sala
Achille Colombo Clerici con Giuseppe Sala 2

 

 

QN Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione del 25 febbraio 2017 – Ripartire dalla legalità – A. Colombo Clerici

febbraio 27, 2017

La corruzione pubblica e privata – che vede l’Italia sul triste podio dei Paesi europei più scorretti preceduta soltanto da Bulgaria e Grecia secondo i dati del CPI “corruption perception index”, diffusi da Transparency International – non soltanto incide nella vita di ogni cittadino e nella microeconomia delle imprese, ma anche sulla macroeconomia, essendo una causa della bassa crescita e della disoccupazione. L’illegalità nelle sue diverse forme, dalla corruzione nell’esercizio di pubblici servizi alle violenze della criminalità organizzata, all’evasione fiscale, inoltre, impedisce la corretta allocazione dei fondi pubblici destinati allo sviluppo; così come la piaga del riciclaggio mina il corretto funzionamento dei mercati, costituendo il canale di trasmissione tra criminalità ed economia legale.

Non solo.

Mina la coesione sociale – che è la base del vivere civile – alimenta la sfiducia nelle istituzioni, falsa la libera concorrenza tra le imprese, incide sulle scelte economiche, in particolare su quelle degli investitori esteri, porta alla convinzione che sia normale vivere in un Paese corrotto.

Parla sempre forte e chiaro il Governatore Ignazio Visco intervenuto ad un dibattito svoltosi, nella sede della Banca d’Italia di Milano, sul progetto “Gli ambasciatori della cultura della legalità” della Fondazione CIRGIS, trattando il tema ” i costi della corruzione”

A 25 anni da Tangentopoli la corruzione, sinonimo di putrefazione, si è affinata. A favorirla è anche la bulimia normativa, l’eccesso di burocrazia che induce ad elargire mazzette per aggirare gli ostacoli. Ma è anche questione di cultura. Se al Nord dell’Italia il dato di Transparency attribuisce un valore attorno al 40%, nel Sud e nelle Isole tocca il 55%. E non è un caso se l’Italia custodisce in carcere un numero di colletti bianchi pari a un decimo di quelli tedeschi.

Le ricette. Occorrono investimenti nel capitale umano, nel capitale della conoscenza, nel capitale sociale al fine di ricreare quel clima di generale reciproca fiducia, solo generatore di coesione.

Occorre educare fin dall’età scolare; sfoltire leggi e normative in eccesso che costringono a ripetuti controlli e che permettono di nascondere più facilmente le corruttele; istituire il conflitto di interessi tra corrotto e corruttore i quali oggi vengono perseguiti nella stessa maniera.

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Marco Romano – “Le belle città” presentazione libro ed UTER – Triennale di Milano con Carlo Bertelli e Michele Salvati

febbraio 27, 2017

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Marco Romano ha presentato con Carlo Bertelli e Michele Salvati il suo ultimo libro “Le belle città”
Cinquanta ritratti come opere d’arte

“L’anima di una città abita i suoi muri, vive negli stili con cui sono eretti i palazzi del centro, nel modo in cui sono collocati i giardini e i monumenti. Le città – tutte le città – sono in questo senso l’esito di una riconoscibile intenzione estetica. Per afferrarla, non basta disporsi in contemplazione delle carte antiche o dei palazzi, come davanti a un quadro, occorre invece praticare l’arte di camminare passo passo e soprattutto di vedere – non guardare soltanto – ogni strada e ogni piazza”.

Marco Romano, architetto e studioso di urbanistica, docente di Estetica della città per la quale combatte, da sempre, una battaglia contro il degrado e la perdita di identità, ha presentato la sua ultima opera – “Le belle città”, appunto, edizione Utet – alla Triennale di Milano con Carlo Bertelli, storico dell’arte, e con Michele Salvati, economista, politico e politologo.

Cinquanta ritratti di altrettanti agglomerati urbani – dal paese alla metropoli – mostrano come tutte le città abbiano i medesimi temi collettivi, le medesime strade e le medesime piazze, ma disposti sempre in maniera diversa: è l’osservatore che deve saperli di volta in volta individuare. Dalle piazze decentrate ai boulevard asimmetrici, è negli scarti dalla norma, nella variazione di uno schema storico tipico, che si manifesta la specificità di ogni singolo agglomerato urbano, che sia una sconfinata metropoli come New York o un piccolo centro come Abbiategrasso.

Solo in tempi relativamente recenti, con l’entrata da protagonista del verde, la realizzazione dei grandi viali, la città scopre l’estetica, patrimonio fino ad allora dei palazzi importanti incastonati come gioielli in una caotica serie di viuzze e quartieri poveri. Ed erano questi palazzi, le chiese costruite e ricostruite per essere sempre più belle, i luoghi collettivi nei quali la cittadinanza si riconosceva. Oggi è la città nel suo complesso che può definirsi bella o meno.

Ma per apprezzarla occorre passeggiare per le sue vie e le sue piazze, osservare con attenzione, conoscere la storia. Come è andata radicandosi la curiosa e unica varietà di piazze monumentali di Torino? Da dove viene la pianta stellata di Palmanova? Come nasce quella lunga città lineare che circonda Parigi? Rispondere a queste domande significa tracciare di ciascuna città un ritratto: un’operazione inventiva, fatta di documentazione, cultura e istinto, ma soprattutto di lunghe e avventurose passeggiate.

Foto: Marco Romano con Stefano Parisi e con il pres. IEA Achille Colombo Clerici
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Assoedilizia: cedolare secca per locazioni ad uso diverso dall’ abitativo – Presidente Achille Colombo Clerici agli Stati Generali della Regione Lombardia “Dillo alla Lombardia” 24 febbraio 2017

febbraio 24, 2017

A s s o e d i l i z i a

 

Il Presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici è intervenuto in data odierna agli Stati Generali della Regione Lombardia “Dillo alla Lombardia” 24 febbraio 2017

Assoedilizia: cedolare secca per locazioni ad uso diverso da quello abitativo.

 

Sintesi dell’intervento

Nell’organizzare o nel riorganizzare ordinatamente la vita nel territorio e nelle città occorre ragionare in una doppia dimensione.

La dimensione del futuro che preveda l’incidenza delle nuove tecnologie (pensiamo solo alla mobilità elettrica ed alla mobilità automatica); e la dimensione della tradizione.

*   *   *

Sempre più si sta facendo largo l’idea che il reticolo commerciale di base (gli esercizi retail diffusi ) abbia una rilevante funzione sociale, come fattore sia di aggregazione della comunità, sia di presidio  del territorio non solo sul piano dell’ ambiente fisico (degrado della città, sicurezza ambientale, pulizia, inquinamento, decadimento degli edifici), ma anche di quello etico-sociale, fino al contrasto alla microcriminalità.

*    *   *

Oggi la crisi delle attività commerciali si localizza per aree urbane, e sovente addirittura per singole vie.
(Non parliamo ovviamente delle zone del lusso, dove le dinamiche sono differenti)

Tra le cause annoveriamo:
– la complessa e critica situazione economica generale
– la trasformazione delle modalità di vita della popolazione
– l’automazione
– le trasformazioni nella organizzazione della rete distributiva.

La grande distribuzione, mentre da un lato razionalizza il settore, anche sul piano dei costi per il consumatore, d’altro lato sovente condanna all’estinzione esercizi commerciali tradizionali, che magari forniscono prodotti speciali di nicchia, livellando al basso molte eccellenze.

*   *   *

– Occorre disegnare un nuovo ruolo del commercio nello sviluppo delle città.

Milano è antesignana.

Sensibile a queste problematiche che coinvolgono il tema più generale della rigenerazione urbana, il Comune di Milano sta redigendo, oltre alle Varianti del piano dei servizi e di quello delle regole, un nuovo Documento di piano di governo del territorio, in cui, fra gli indirizzi generali, si parla dell’esigenza di ” favorire il ruolo del commercio come opportunità per incentivare l’attrattività urbana e rivitalizzare ambiti carenti di servizi” ( deliberazione della Giunta Municipale di Milano del 22/12/2016 ).

Una particolare attenzione anche da parte della Commissione europea e delle Regioni. L’assessore regionale allo Sviluppo economico della Lombardia Mauro Parolini ha avviato un progetto  – attivando le risorse europee – per sostenere in particolare le piccole imprese la cui percentuale di mortalità è troppo alta, una su tre. Molti i campi di attuazione: dalla trasformazione delle librerie in crisi in caffè letterari; all’aggiunta di una nuova funzione per le edicole che diventano anche centri di informazione turistica; alle agenzie di viaggio da mettere in rete. Di particolare interesse la riapertura di negozi sfitti (l’esperimento riguarda per ora una settantina di paesi e cittadine lombardi) grazie ad accordi tra i commercianti e i proprietari degli immobili: a titolo di contributo per interventi di innovazione a sostegno e rilancio delle attività di commercio sono stati stanziati 3,2 milioni di euro.

– Ma occorrono modifiche anche alle leggi statali.
Maggiore flessibilità della legge regolatrice del rapporto di locazione commerciale che risale al 1978 (equo canone) e che contiene una serie di prescrizioni inderogabili, che riguardano il contenuto normativo del contratto.

– La derogabilità delle norme della legge dell’equo canone in tema di usi diversi è oggi prevista, ma solo per le locazioni aventi canone annuo superiore a 250 mila euro. Il principio è già stato introdotto – perciò si tratta di estenderlo a tutte le locazioni ad uso diverso (si tratta del Decreto “Sblocca – Italia”, convertito nella legge 11 novembre 2014, n. 164 e in vigore dal 12 novembre 2014)

– la derogabilità dell’aggiornamento Istat al 75% è già prevista per il caso di contratti di durata superiore ai 6 anni (a parte il rinnovo degli ulteriori 6) (art. 32 della legge 392/1978, come modificato dalla legge 14/2009 in vigore dal 1 marzo 2009) anche qui si tratta di estenderla

– gli accordi di riduzione del canone sia per tutta la durata del contratto sia per un periodo limitato sono esenti da imposta di bollo e di registro (per quanto vadano registrati) ex articolo 19 del D.L. n. 133/14 in vigore dal 12.9.2014 ma ciò non basta.

Queste norme però evidenziano che il legislatore è conscio del problema, ma è timido nell’affrontarlo.

Le rigidità dello schema contrattuale e le criticità economico-fiscali finiscono per scaricarsi anche sull’entità dei canoni di locazione.

*   *   *

Per quanto riguarda la posizione fiscale delle parti, nella locazione commerciale, c’è un forte sbilanciamento: perché la normativa tributaria, mentre favorisce le nuove intraprese imprenditoriali (es. Start up), nulla prevede per il proprietario dell’immobile, il quale, affittando al nuovo imprenditore, indirettamente assolve ad una funzione sociale nel “finanziarne” l’attività: paga le imposte  immobiliari senza sconti , anzi addirittura anche quando non percepisce alcun reddito perché l’inquilino è insolvente.

Assoedilizia chiede per i proprietari l’istituzione della cedolare secca sui canoni percepiti.

Foto: Achille Colombo Clerici con il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli
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“Politiche regionali in materia di sviluppo economico” Convegno alla Camera di Commercio di Milano – Regione Lombardia – 20 febbraio 2017

febbraio 23, 2017

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Lo stanziamento di quasi 400 milioni di euro annunciato al convegno “Politiche regionali in materia di sviluppo economico”

LA REGIONE LOMBARDIA PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

La Regione Lombardia, in collaborazione con le Camere di Commercio, sta attuando iniziative a favore del sistema economico lombardo per consolidare i segnali di crescita, che dovranno ovviamente ripercuotersi positivamente anche sull’occupazione. Dopo aver approvato la nuova Legge Regionale ‘Manifattura 4.0’, sono quasi 400 milioni di euro le risorse che serviranno a finanziare misure “sussidiarie e condivise” per sostenere la crescita delle imprese lombarde: dal piano di sostegno delle Start Up, al bando ‘Al Via’, una misura di finanziamenti agevolati per 300 milioni di euro in favore delle imprese per interventi strutturali, di digitalizzazione e acquisto macchinari.

Ma anche ‘Smart Living’ a supporto del settore edilizio, le iniziative a sostegno al credito, come ‘Credito Adesso’ che ha permesso di finanziare oltre 1500 imprese.

Con la prospettiva per il 2017 delle nuove iniziative come ‘AttrACT’, realizzata in collaborazione con la Camera di commercio di Milano e Unioncamere Lombardia, per facilitare gli investimenti sul territorio regionale. In particolare ‘AttrACT’ sviluppa ‘Accordi per l’attrattività con 70 Comuni lombardi per identificare le opportunità di insediamento e assistere le imprese nel processi di investimento.

Tra le altre misure a sostegno delle attività commerciali si annoverano contributi per interventi di innovazione a sostegno e rilancio delle attività del commercio in aree urbane attraverso il recupero di spazi sfitti (3,2 milioni di euro) e il bando “Turismo e attrattività” a sostegno di progetti di riqualificazione delle strutture ricettive alberghiere, extra-alberghiere e dei pubblici esercizi (35 milioni di euro).

Le iniziative sono state presentate al convegno “Politiche regionali in materia di sviluppo economico” con l’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Mauro Parolini e il Presidente della Camera di Commercio di Milano, Carlo Sangalli nella sede della Camera di Commercio di via Meravigli.

Secondo una elaborazione della Camera di Commercio di Milano su dati Eurostat 2016, la Lombardia si posiziona ai primi posti in Europa per imprenditorialità. L’Italia risulta invece prima per numero di imprese nell’Unione Europea nei settori considerati omogenei.

La Lombardia è al primo posto con la regione di Parigi, per concentrazione di imprese per abitante, 8%, quasi una impresa ogni dieci residenti. Per Paese, seguono per numero di imprese: Francia, Spagna, Regno Unito, Polonia e Germania. Per regione, dopo i motori francese e italiano, entrambi con quasi un milione di imprese, ci sono le spagnole Catalogna, Andalusia e la regione di Madrid, le francesi Provenza-Alpi-Costa Azzurra, Rhône-Alpes, le Fiandre olandesi, la tedesca Renania – Vestfalia, che precede il Piemonte al decimo posto, con le tedesche Baviera e Baden-Württemberg subito dopo.
Le imprese lombarde, dati 2016, sono 815 mila, +0,2% rispetto a un anno fa, ma -1,3% in cinque anni. Gli occupati in Lombardia sono circa 4 milioni, quasi un occupato su cinque in Italia.

“L’importante iniziativa promossa dall’assessore Parolini e dalla Camera di Commercio di Milano dimostra ancora una volta l’attenzione del governo regionale al territorio ed al suo sviluppo economico” ha commentato Gustavo Cioppa, sottosegretario alla presidenza della Regione Lombardia.  “Già nei precedenti incontri organizzati con le altre Camere di Commercio, le iniziative ed i finanziamenti illustrati hanno raccolto vivo apprezzamento da parte degli stakeholder. La Lombardia continua ad offrire molteplici strumenti, fruibili e concreti, per lo sviluppo del tessuto economico e produttivo, così da rendere la nostra regione sempre più competitiva ed attrattiva”.

Foto:
l’Assessore Mauro Parolini con il pres. di Assoedilizia Achille Colombo Clerici
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Carlo Sangalli con Achille Colombo Clerici
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Banca d’Italia di Milano – Convegno CIRGIS 20 Febbraio 2016 – Governatore Ignazio Visco – IEA informa

febbraio 22, 2017

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Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco al Progetto CIRGIS

CORRUZIONE E COSTI SOCIALI

La corruzione pubblica e privata – che vede l’Italia sul triste podio dei Paesi europei più scorretti preceduta soltanto da Bulgaria e Grecia secondo le valutazioni di Transparency International – non soltanto incide nella vita di ogni cittadino e nella microeconomia delle imprese; ma anche sulla macroeconomia, essendo una causa della bassa crescita e della disoccupazione. Non solo.

Mina la coesione sociale – che negli altri Paesi è la base del vivere civile – alimenta la sfiducia nelle istituzioni, falsa la libera concorrenza tra le imprese, incide sulle scelte economiche, in particolare su quelle degli investitori esteri, porta alla convinzione che sia normale vivere in un Paese corrotto.
Occorrono investimenti nel capitale umano, nel capitale della conoscenza, nel capitale sociale al fine di ricreare quel clima di generale reciproca fiducia, solo generatore di coesione sociale.

Parla sempre forte e chiaro il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco intervenuto a Milano sul progetto “Gli ambasciatori della cultura della legalità” della Fondazione CIRGIS che, rivolto a studenti delle classi superiori (circa 200), universitari e neolaureati (circa 20), prevede il coinvolgimento anche di un pubblico adulto, a partire dai familiari dei ragazzi, così come di avvocati, commercialisti, operatori del mondo della finanza e altri professionisti.

A 25 anni da Tangentopoli la corruzione si è affinata: se, allora, si basava su un giro vorticoso di mazzette che finivano da un lato ad alimentare i partiti e dall’altro a rimpinguare quasi sempre le tasche dei collettori – certe opere pubbliche potevano durare decenni per continuare la impropria funzione di bancomat – oggi si manifesta principalmente nell’assicurare un appalto, nel favorire una carriera, in una triangolazione difficile da accertare. Favorita in questo da leggi il cui effetto è quello di frenare l’azione riformatrice partita da Milano.

L’illegalità nelle sue diverse forme, dalla corruzione nell’esercizio di pubblici servizi alle violenze della criminalità organizzata, inoltre, impedisce la corretta allocazione dei fondi pubblici destinati allo sviluppo; così come la piaga del riciclaggio mina il corretto funzionamento dei mercati, costituendo il canale di trasmissione tra criminalità ed economia legale.
Corruzione, è stato detto, è sinonimo di putrefazione. A favorirla è anche la bulimia normativa, l’eccesso di burocrazia che induce ad elargire mazzette per aggirare gli ostacoli. Ma è anche questione di cultura. Secondo il CPI “corruption perception index”, se al Nord dell’Italia il dato di Transparency attribuisce un valore attorno al 40%, nel Sud e nelle Isole tocca il 55%. E non è un caso se l’Italia custodisce nelle patrie galere un numero di colletti bianchi pari a un decimo di quelli tedeschi.

Le ricette.  Educare fin dall’età scolastica; sfoltire leggi e normative in eccesso che costringono a ripetuti controlli e nel quale più facilmente si nascondono gli episodi di corruzione; istituire il conflitto di interessi tra corrotto e corruttore che oggi vengono perseguiti nella stessa maniera.

Se non cambia la mentalità, secondo la quale lo Stato è “altro”, non usciremo dalla sottocultura dell’illegalità, alla quale molti di noi si sono assuefatti. La corruzione è come il cancro: non esiste per combatterla la pillola miracolosa, ma la cura faticosa e costante di ogni giorno da praticare fin dall’età scolare.

Molti i giovani presenti i quali hanno posto interessanti quesiti.

I lavori sono stati introdotti da Giuseppe Sopranzetti, direttore della Banca d’Italia sede di Milano; Luigi Rovelli, presidente emerito della Corte di Cassazione, che ha presieduto il convegno; Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia; Marina Tavassi, presidente della Corte d’Appello di Milano; Eugenio Fusco, sostituto Procuratore della Repubblica di Milano; Rosa Polizzi direttrice del progetto; Mauro Romano, ordinario di Economia Aziendale nelle Università di Foggia e Roma Tre; Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia; Giuseppe Aglialoro, Segretario generale internazionale CIRGIS.

Foto d’archivio: Giuseppe Sopranzetti con il pres. IEA Achille Colombo Clerici

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Sole 24 Ore Rubrica Leggi & Sentenze a cura di Assoedilizia – Ediz. del 21.2.2017

febbraio 21, 2017

Il Sole 24 Ore del 21 febbraio 2017

RUBRICA LEGGI & SENTENZE A CURA DI ASSOEDILIZIA

Decoro architettonico, la Soprintendenza non è vincolante
di Marco Marchiani

Capita spesso che i condòmini abbiano interesse a intervenire sulle parti comuni con modificazioni finalizzate ad un miglior godimento delle proprie unità immobiliari.

Come aprire o allargare porte, realizzare nuove finestre, recuperare sottotetti o realizzare abbaini.

Il problema che si pone è come e se lo possano fare e se occorra una preventiva autorizzazione da parte dell’assemblea del condominio.

È necessario innanzitutto verificare che il regolamento non ponga limitazioni o divieti.

Poi si passa al Codice civile: l’articolo 1102 prevede che il comproprietario, e quindi ogni condòmino, possa intervenire sulle parti comuni a proprio vantaggio, senza alcuna autorizzazione assembleare, per ottenere un più proficuo utilizzo delle parti comuni, purché non alteri la destinazione del bene, non impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso secondo il loro diritto, e non crei particolari pregiudizi e (qui entra inscena l’articolo 1120) non si tratti di innovazioni che possano recare pregiudizio alla stabilità o alla sicurezza del fabbricato alterino il decoro architettonico o rendano talune parti comuni dell’edificio inservibili all’uso od al godimento anche di un solo condòmino.

Sulla congiunta applicazione dei limiti degli articoli 1102 e 1120 è stato estremamente chiaro il Tribunale di Milano con la sentenza 13226/2016 del 30 novembre 2016, che, richiamandosi ai principi già espressi dalla Corte di Cassazione con la sentenza 2406/2004, ha chiarito quali appunto siano i limiti all’intervento dei singoli condomini.

Per quanto riguarda la tutela della stabilità e della sicurezza del fabbricato non si pongono particolari questioni interpretative.

Per quanto riguarda la tutela del decoro architettonico, posto che si tende a mantenere inalterate le linee generali del fabbricato e le sue specifiche caratteristiche architettoniche in modo da non recarne una alterazione sensibile (Cassazione, sentenze 7398/2001 e 16098/2003), la sentenza milanese ha inoltre chiarito che, in caso di immobili vincolati, l’eventuale autorizzazione della Soprintendenza non è vincolante per il giudizio estetico ma il giudice può liberamente valutarla al pari delle altre prove.
L’articolo 1122 del Codice civile ha poi posto una limitazione al libero intervento da parte del singolo condòmino, stabilendo che non può eseguire opere che rechino danno alle parti comuni ovvero determinino pregiudizio alla stabilità, alla sicurezza od al decoro architettonico dell’edificio; e che debba in ogni caso darne preventiva notizia all’amministratore che ne riferisce all’assemblea.
La novità è che, mentre sulla base del solo articolo 1102 del Codice civile il singolo poteva agire senza alcuna informativa o comunicazione preventiva, ora, prima di eseguire le opere dovrà informare compiutamente l’amministratore degli interventi che intende realizzare e questi dovrà riferirne all’assemblea.

L’assemblea a sua volta, qualora ravvisi la sussistenza di un pregiudizio, potrà intervenire deliberando un divieto o agendo direttamente nei confronti del condòmino per il blocco o la sospensione delle opere.

Foto: Il presidente Achille Colombo Clerici intervistato da Il Sole 24 Ore

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Carlo Maria Martini, Cardinale, nel ricordo di Achille Colombo Clerici presidente di Assoedilizia – Il Consiglio Pastorale Diocesano e Tangentopoli, Mani Pulite – IEA informa

febbraio 20, 2017

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Rispondendo all’appello per offrire contributi informativi alla realizzazione dell’Archivio del Cardinale Carlo Maria Martini

ACHILLE COLOMBO CLERICI, LA MIA TESTIMONIANZA

Rispondendo all’appello della Fondazione Carlo Maria Martini per la realizzazione dell’Archivio Martini, il presidente di Assoedilizia e dell’Istituto Europa Asia Achille Colombo Clerici porta la sua testimonianza.

Ho avuto modo di incontrare il cardinal Carlo Maria Martini in molte occasioni, durante i 23 anni del suo ministero pastorale alla guida della Arcidiocesi di Milano e di frequentarlo assiduamente per lunghi periodi.

Era a Milano da quattro anni, quando mi aveva chiamato fra i componenti del Terzo Consiglio Pastorale Diocesano, i cui lavori si svolsero nell’arco di un quinquennio, dal 1984 al 1989.
155 membri complessivamente, dei quali 40 di nomina arcivescovile; sessioni plenarie, commissioni di indagine e di studio, assemblee, incontri “dopo-cena”. Segretario generale Marco Vergottini e delegato monsignor Giovanni Saldarini, che poi sarebbe divenuto Arcivescovo di Torino.

Martini annetteva molta importanza al ruolo ed alla funzione di questo organismo di partecipazione alla vita della Chiesa, che peraltro era di recente istituzione.

E lo considerava importante anche ai fini della conservazione di una memoria storica “per la comprensione che i posteri avranno della nostra vicenda attuale”.

Le sessioni si tenevano in varie sedi; quelle plenarie, in particolare, presso il Seminario di corso Venezia a Milano, nella Villa Cagnola di Gazzada e nella Villa S. Cuore di Triuggio.

Qui il sabato e la domenica ci si incontrava, alla sua presenza, per discutere tutti i temi di interesse della Chiesa locale e della fede, in generale.

Non ricordo che il Cardinale sia mai mancato in una qualche occasione, né gli ricordo un minimo raffreddore, un periodo di malessere, di stanchezza.

Sempre eguale, sempre sereno, assorto nei suoi pensieri, non particolarmente espansivo. Non ho mai capito se si trattasse di timidezza o di un’intima esigenza di essenzialità: se debbo dire, propenderei per quest’ultima.

In occasione della mia nomina monsignor Enrico Mariani, a capo dell’ufficio amministrativo della Curia, mi raccomandò di esser sobrio nella risposta di accettazione: “…il Cardinale non ama le lettere cerimoniose…”

Tutto ciò nulla toglieva al senso di paternità che sapeva comunicare.

“Gli incontri periodici con i membri di questo Consiglio – ebbe a dire nel 1990 – avvenuti per lo più in sessioni residenziali, che permettevano di meglio conoscerci e parlarci, sono per me tra i ricordi più belli di questi anni.”

Nel Consiglio pastorale ascoltava, ascoltava i discorsi di ognuno di noi senza interloquire.

Ed interveniva, in conclusione, pacatamente, secondo un percorso logico sempre identico.

Il suo discorso, seguiva uno schema che prendeva le mosse dal testo sacro, da un termine che diventava concetto, per approdare ad una proposizione contestualizzata. Qualcuno poteva scambiare questo approccio per una deformazione professionale, essendo Martini uno studioso biblista.

Ma il modus procedendi attestava viceversa la sua profonda aderenza al senso della missione della Chiesa: diffondere la parola di Cristo. Et verbum caro factum est.
Prima la Parola del Figlio dell’Uomo (da cui discendono la solidarietà, la fraternità, la carità, la missionarietà), poi tutte le finalità umanitarie della Chiesa.

Il 15 novembre 1986 Martini apriva in Duomo il Convegno ” Farsi Prossimo” che portava ad esito il grande lavoro compiuto in più di tre anni dal Consiglio. Ma in quell’occasione mancavano due voci autorevoli, fra i suoi componenti: Giuseppe Lazzati e don Luigi Serenthà, scomparsi qualche mese prima.

Nella sessione consiliare  plenaria del 10 ottobre di quell’anno, tenutasi alla Gazzada, il Cardinale, che aveva raccolto l’ultimo respiro dell’amico don Luigi, nel  commemorare gli scomparsi aveva richiamato il concetto secondo cui “la pastorale non è l’atto del fare, ma l’atto del farsi della comunità cristiana, la quale sorge dal mistero pasquale di Cristo e vi si richiama per la forza della Parola che lo proclama, dell’Eucaristia che lo incarna e dei doni dello Spirito – fra cui eccelle il ministero dei successori degli Apostoli – che lo attualizzano.”

Qualche anno dopo, il 16 giugno 1990, aveva luogo il primo dei 17, ad oggi, annuali “Incontri di Caidate” (dal nome della località del Varesotto dove sorge il castello Confalonieri-Belgiojoso che li ha ospitati).

Si trattava della realizzazione di un’idea maturata da Giuseppe Barbiano di Belgiojoso nelle lunghe conversazioni con  Adolfo Beria di Argentine.

Riunire periodicamente uomini di cultura, imprenditori, esponenti della società civile e delle istituzioni, politici, per dibattere, attorno a relazioni tenute da personalità di alto profilo, i temi di maggior attualità.

Giuseppe Belgiojoso e Adolfo Beria diedero vita a quello che sarebbe diventato il “salotto” per eccellenza della borghesia milanese, discreta e concreta.

Adolfo Beria di Argentine – magistrato, giornalista, giurista – Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Milano, uno dei più insigni uomini di giustizia che l’Italia abbia avuto, ebbe il merito di avere “umanizzato” la magistratura – fino ad allora spesso avvertita quale istituzione rigida, esclusiva, occhiuta – calandola nel corpo vivo della società italiana in tumultuoso cambiamento, pur mantenendone inalterati e anzi rafforzandone i principi sui quali si fonda.

Sul suo tavolo allora giacevano già alcuni dossier riguardanti le scottanti vicende di tangentopoli.
La questione morale appariva la questione cardine nella vita del Paese.

E, mentre In Italia aleggiava l’aria immota che si respira prima della tempesta, a Caidate venivano affrontati, in una sequenza logica che faceva intravvedere un chiaro pensiero sotteso, nell’ordine il tema “Milano fra cultura dell’eccellenza ed etica della solidarietà” e l’anno dopo, il 14 giugno del 1991, la tematica “Dall’etica della responsabilità alla cultura della legalità”.

Il cardinale Carlo Maria Martini non si sottrasse al dialogo su questi temi e fu relatore in entrambe le sessioni, prima con Giuseppe De Rita e poi con Vincenzo Scotti, allora Ministro dell’Interno.

Il messaggio di quelle riflessioni era l’esigenza di ripristino del senso di illiceità di certi comportamenti in una coscienza collettiva che sembrava affievolita.

Otto mesi dopo, con l’arresto di Mario Chiesa, il 17 febbraio del 1992, si apriva il capitolo di “Mani Pulite” che avrebbe fatto crollare un mondo di corruzione aprendo alla speranza di un Paese “normale” che purtroppo, e le vicende odierne, 25 anni dopo, lo dimostrano, avrebbe invece presto ripreso il noto ben triste malcostume. I temi evidentemente non erano stati scelti a caso dalle due personalità, Martini e Beria di Argentine, in un percorso che poneva al centro la persona umana, la città e la legalità. Quasi un estremo, inascoltato appello.

Colombo Clerici con Cardinale Martini

Cardinale Carlo Maria Martini, Fondazione – Celebrazione dell’anniversario della nascita, 90° genetliaco – “Io ci sono” al Centro San Fedele

febbraio 20, 2017

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Cardinale Carlo Maria Martini, Fondazione – Celebrazione dell’anniversario della nascita, 90° genetliaco – “Io ci sono” al Centro San Fedele

Il cardinale Angelo Scola ha aperto la “due giorni” dedicata al cardinale Carlo Maria Martini

IO CI SONO, IMPEGNO PER GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’

“Quello del cardinale Carlo Maria Martini è stato uno stile fortemente ambrosiano nella forma dell’azione pastorale e anche civile che fu già di Ambrogio”. Con queste parole il cardinale Angelo Scola ha aperto presso la Fondazione San Fedele di Milano la “due giorni” dal titolo “Io ci sono” dedicata, in occasione del novantesimo della nascita all’indimenticabile presule, faro di riferimento di Milano in anni di grande travaglio sociale e morale.

La serie di eventi, – che ha avuto un prologo mercoledì 15 con l’intitolazione del Museo diocesano a Martini, che lo inaugurò con il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 5 novembre 2001 e con una cerimonia  alla Casa della Carità da lui voluta nel 2002 prima di lasciare l’Arcidiocesi, donando agli “sprovveduti” l’eredità dell’imprenditore Angelo Abriani – è stata organizzata dalla Fondazione Carlo Maria Martini in collaborazione con l’Arcidiocesi, il Comune di Milano ed altri enti e associazioni. Il presidente, padre gesuita Carlo Casalone, ha detto: “Abbiamo voluto come baricentro di questa proposta, la città: non solo Milano, ma tutte le città, perché sarà sempre più importante per l’aggregarsi abitativo che sta crescendo nelle grandi metropoli”, annunciando la presenza nel capoluogo lombardo, il prossimo 10 maggio, del Generale della Compagnia, padre Arturo Sosa, venezuelano.

“La memoria di Martini – ha proseguito Scola – chiede di essere partecipata da ciascuno come singolo, comunità cristiana e civile.
‘Io ci sono’ può indicare, sia la presenza del cardinale Martini, sia il coinvolgimento di ciascuno di noi”.

Riferendosi al discorso di Sant’Ambrogio pronunciato da Martini nel 1993 riportato nel terzo volume dell’Opera Omnia: “Giustizia, etica e politica nella città”, Bompiani editore, nel quale parlava di “gravi responsabilità pubbliche e civili” connesse al suo ministero ma evidentemente estensibili a chiunque abbia la guida della città, Scola ha aggiunto: “Non so se, nella società plurale di oggi, è ancora così chiara questa responsabilità”. Il momento che Milano metropoli sta attraversando rimane delicato – anche se i conflitti non hanno aspetti tragici come quando si usciva dalla sfida terribile del terrorismo e della corruzione – mantenendo elementi di esclusione molto forti con la tendenza a una estraneità reciproca tra i diversi soggetti che abitano la città.
Ma ci sono segnali di pace e di unità che fanno ben sperare, come dimostra l’attività della Fondazione stessa, scrigno della testimonianza e del magistero di Martini che continuerà a diffondere, e dalla risposta alle visite pastorali effettuate in 69 decanati che hanno visto la presenza di folle attente e partecipi.

La figura di Martini è stata riproposta attraverso un articolato reading, che si apre con le immagini dell’ingresso a Milano il 10 febbraio 1980 e si chiude con un viaggio a Gerusalemme. Oltre 30 videointerviste a personalità cittadine (tra gli altri Enzo Bianchi, Franco Giulio Brambilla, Massimo Cacciari, Renato Corti, Umberto Eco, Silvano Fausti, Silvia Giacomoni, Maris Martini, Gustavo Zagrebelsky protagonista con Martini dell’ultima Cattedra dei non Credenti dedicata alla Giustizia, nel 2002) realizzate nell’ambito del Progetto Archivio, che tutti i milanesi sono chiamati ad arricchire con documentazioni personali (www.carlomariamartini.it).

Poi sul palco le testimonianze dal vivo condotte dal gesuita padre Giacomo Costa. Tra queste quelle di Guido Formigoni, storico; Silvia Landra, presidente di Azione Cattolica Ambrosiana; Francesco Maisto, allora magistrato del Tribunale di Sorveglianza; Luigi Franco Pizzolato, storico; don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della Carità; padre Guido Bertagna, superiore della Comunità dei Gesuiti  di Padova. Tutte testimonianze di chi ha fatto dell’ascolto, dell’intercessione (stare dentro, essere in mezzo) un modello per tutti gli uomini di buona volontà.

Foto: Carlo Maria Martini con il pres. IEA Achille Colombo Clerici. Nello sfondo il vicesindaco di Milano Giorgio Malagoli

presidente con Cardinale Martini