Manovra Finanziaria – Decreto Legge luglio 2011 – Sgr e Fondi immobiliari pubblici, primo passo per la riduzione del debito pubblico. Assoedilizia Colombo Clerici

Non vendita degli immobili pubblici, ma ottimizzazione della loro redditività.
I titoli dei fondi immobiliari pubblici dovrebbero sostituirsi a quelli del debito pubblico.

Dichiarazione del presidente di Assoedilizia e vice presidente di Confedilizia Achille Colombo Clerici:

“La costituzione di Sgr e fondi pubblici  di investimento immobiliare, prevista nel decreto legge sulla manovra finanziaria, potrebbe rappresentare il primo passo di un sistema virtuoso di finanza pubblica per introdurre meccanismi idonei all’abbattimento del debito pubblico.

Condizione imprescindibile per il conseguimento di tale risultato è che la gestione dei fondi sia produttiva di un reddito tale da permettere una remuneratività dei relativi titoli, superiore o quanto meno pari a quella dei titoli del debito pubblico.

L’investimento privato potrà spostarsi gradatamente dal campo dei titoli mobiliari pubblici a quello dei titoli immobiliari che, autofinanziandosi, produrrebbero un alleggerimento dell’onere dei primi.

        *     *      *    

Il debito pubblico dello stato e degli enti locali e parapubblici costituisce una pesante palla al piede dell’intero sistema economico italiano.

Tutti gli enti pubblici, ai diversi livelli dallo Stato in giù, presentano da un lato situazioni debitorie; ma dall’altro sono proprietari di un ingente patrimonio immobiliare a reddito.

Se la gestione di questi immobili fosse improntata  a criteri di convenienza economica, in altri termini producesse un reddito significativo, si potrebbe pensare di destinare questo patrimonio al ripianamento dei debiti pubblici dei rispettivi enti.

E non necessariamente attraverso le procedure tradizionali di dismissione che conosciamo; cioè trasferendo la titolarità del diritto di proprietà a terzi, occupanti o meno dell’immobile.
Vendere gli immobili per ripianare spese correnti, significa un progressivo impoverimento dell’economia del Paese.

Si potrebbe dunque (come sosteniamo da tempo) studiare un “sistema di titoli immobiliari pubblici”, da affiancare ai titoli del debito pubblico e destinati a sostituirsi gradatamente a questi, in modo tale da alleggerirne il peso.

Il ricavato dal collocamento di questi titoli potrebbe esser destinato direttamente al ripianamento dei debiti dei rispettivi enti pubblici.

La condizione imprescindibile per realizzare un siffatto progetto risiede dunque nella economicità della gestione, che generi una redditività dell’investimento tale da consentire la remunerazione degli investitori.

Quindi gestione economica e non sociale degli immobili.

Per razionalizzare l’operazione, al fine di ottimizzare il risultato economico della gestione degli immobili, occorre centralizzare quest’ultima, eliminando la polverizzazione degli enti gestori; cosa che ha fatto la Chiesa già da una ventina d’anni.

Con questa riforma, infatti, è stata trasferita ad appositi enti istituiti presso ogni diocesi, gli istituti diocesani per il sostentamento del clero, la proprietà di tutti gli immobili a reddito appartenenti agli enti periferici, benefici e chiese parrocchiali, lasciando intestati all’ente-parrocchia solo gli immobili direttamente destinati all’esercizio dell’attività di religione e di culto.

In tal modo si possono realizzare in particolare le tre condizioni necessarie per il miglior risultato gestionale: la professionalità, la spersonalizzazione e la trasparenza della gestione, attraverso la pubblicazione ordinaria in internet di tutti i  dati (resa possibile da apposita normativa) in modo da permettere  un controllo pubblico ed unitario.”

 

 

Explore posts in the same categories: Assoedilizia informa

Lascia un commento